
Quando si avvicina il 𝟽 ᴅɪᴄᴇᴍʙʀᴇ non riesco a non pensare alla ricorrenza di 𝔖𝔞𝔫𝔱’𝔄𝔪𝔟𝔯𝔬𝔤𝔦𝔬.
In questi giorni ho letto la notizia di un nuovo grande murale a Milano, realizzato dall’artista Igor Scalisi Palminteri sulla facciata di un palazzo in corso XXII Marzo, raffigurante Sant’Ambrogio come sᴜᴘᴇʀᴇʀᴏᴇ ᴅᴇʟʟᴇ ᴀᴘɪ.🐝
Vi rimando alla lettura dell’articolo dedicato in calce al mio racconto, perché desidero subito condividere con voi una domanda spontanea: cosa c’entra Sant’Ambrogio con le api?
E’ il suo primo biografo, Paolino, a raccontarcelo. Segretario di Ambrogio, egli scrisse, infatti, a poco più di vent’anni dalla sua morte, la Vita di Ambrogio.
Ambrogio nacque attorno al 333/334 d.C. a Treviri, città (ora in Germania) sulle rive della Mosella. Una città importante perché sede della prefettura del pretorio delle Gallie, una delle più alte magistrature dell’Impero Romano.
Ambrogio era l’ultimo di tre fratelli, dopo Marcellina e Satiro.
Paolino riferisce di un miracolo che avrebbe contrassegnato la vita di Ambrogio fin dai suoi primi anni.
Egli stava riposando nella culla, quando all’improvviso sopravvenne uno sciame di api che gli coprirono il volto, entrando e uscendo in continuazione dalla bocca. Si trovavano lì vicino i suoi genitori e sua sorella Marcellina, insieme ad un’ancella che si precipitò per scacciare lo sciame, ma il padre lo impedì, timoroso certo per la sorte del figlio, ma anche incuriosito di vedere come sarebbe finito quell’evento. E, infatti, senza fare alcun male al fanciullo, lo sciame d’un tratto si levò in alto e scomparì.
“Questo mio figlio diverrà qualcosa di grande!” esclamò il padre.
Quelle api lasciarono sulle labbra del piccolo un po’ del loro miele🍯: questo fatto fu interpretato come un segno profetico della dolce e nutriente eloquenza del futuro vescovo, apprezzato soprattutto per la sua predicazione, elegante e ricca di contenuti.

Sono, infatti, le dolci parole di Ambrogio a colpire il cuore del popolo milanese che decise di nominarlo futuro vescovo. Vediamo come.
In primis non dobbiamo dimenticare che Ambrogio non intraprese subito la carriera ecclesiastica. Anzi. Proveniente da una famiglia nobile e abbiente, a Roma, città dove si trasferì insieme ai familiari dopo la morte del padre, completò i suoi studi di grammatica, retorica e filosofia, acquisendo le basi per lanciarsi nella carriera di funzionario imperiale.
Dopo aver esercitato la professione di avvocato 🧑💼 ed essere stato consigliere di Sesto Pretorio a Sirmio (zona ora vicina all’odierna Belgrado), attorno al 370 venne per Ambrogio l’occasione di un prestigioso avanzamento in carriera: la nomina a governatore della provincia dell’Emilia-Liguria con sede a ᴍɪʟᴀɴᴏ.
Milano. Quella Milano, capitale dell’Impero d’Occidente, quella Milano tanto celebrata nella sua grandezza (ricordate la lapide di Ausonio nel cortile del Castello Sforzesco?).
ᴍɪʟᴀɴᴏ ᴇ ᴀᴍʙʀᴏɢɪᴏ: inizia così la storia di un legame indissolubile.
Siamo nel IV secolo d.C. e la chiesa milanese stava vivendo una grave esperienza di lacerazione. Nel 355 il vescovo di Milano Dionigi fu mandato in esilio dall’imperatore Costanzo II, che impose come suo successore un vescovo proveniente dalla Cappadocia di nome Aussenzio. La questione era insieme di carattere dottrinale e politico: mentre Dionigi, infatti, professava la fede cattolica, l’imperatore aveva sposato la causa dell’eresia ariana.
E Aussenzio era filoariano.
Il problema divenne acuto dopo la sua morte, perché ognuna delle due fazioni in cui era divisa la Chiesa milanese, quella ariana e quella cattolica, voleva che diventasse vescovo uno della propria parte.
Ne sorse un tumulto che rischiava di degenerare in un vero e proprio disordino pubblico.
Ambrogio, come magistrato, si sentì in dovere di accorrere in Duomo per mettere pace.
E fu in quell’occasione, che, secondo la tradizione, un bambino gridò all’improvviso “ᴀᴍʙʀᴏɢɪᴏ ᴠᴇsᴄᴏᴠᴏ!”
E il popolo intero, prima diviso, si trovò quasi miracolosamente d’accordo su quella designazione.
“Quale resistenza opposi per non essere ordinato vescovo!”.
Così scrisse quasi vent’anni dopo quei fatti Ambrogio stesso.
Non tutti conoscono, infatti, i suoi tentativi, quasi pittoreschi, di evitare l’importante nomina.
E’ sempre Paolino a raccontarci alcuni degli escamotage messi in atto da Ambrogio.
1️⃣ Essendo governatore e quindi competente ad amministrare la giustizia, Ambrogio si fece erigere una tribuna e iniziò ad emanare sentenze ingiuste, dando addirittura l’ordine di torturare alcuni imputati.
2️⃣ In seconda battuta, dal momento che il popolo non si convinceva ed anzi insisteva, fece entrare in casa sua donne di malaffare; ma per la seconda volta il popolo non ci cascò. Anzi, iniziò a gridare 🗣“Il tuo peccato ricada su di noi!”.
I milanesi, insomma, lo volevano a tutti i costi loro vescovo.
3️⃣ Tentò la fuga da Milano verso Pavia, ma una fitta nebbia 🌫 lo disorientò facendolo ritrovare, dopo ore e ore di cammino, a Porta Romana.
I milanesi, ritrovatoselo in città, per non rischiare di perderlo un’altra volta, se lo presero in custodia.
Per risolvere la questione, il popolo si appellò all’imperatore Valentiniano che aderì all’idea di elevare il suo funzionario politico alla carica di vescovo.
4️⃣ Ambrogio tentò una seconda fuga, questa volta meglio organizzata; ma la sentenza dell’imperatore e il conseguente editto che intimava, a chiunque sapesse qualcosa di Ambrogio, di denunciarlo e di consegnarlo, pena la confisca dei beni, obbligò l’amico Leonzio che lo nascose in casa sua a Pontelungo (PV) a ricondurlo a Milano.
E fu così che domenica 𝟹𝟶 ɴᴏᴠᴇᴍʙʀᴇ 𝟹𝟽𝟺, per sua esplicita richiesta, Ambrogio ricevette il battesimo. 💧
Il fatto di essere stato scelto, o meglio costretto, dai suoi concittadini, a passare dalla carriera politica a quella ecclesiastica per diventare loro vescovo, lo mise di fronte alla necessità di entrare pienamente nella Chiesa ricevendo il sacramento del battesimo.
Lo ricevette probabilmente nel battistero di Santo Stefano alle Fonti, rinvenuto alla fine del XIX secolo sotto la sacrestia settentrionale del Duomo e parte dell’antico complesso episcopale.
Il 𝟽 ᴅɪᴄᴇᴍʙʀᴇ 𝟹𝟽𝟺 Ambrogio, all’incirca quarantenne, venne finalmente ordinato vescovo, pastore di quella Chiesa che poi da lui avrebbe preso il suo nome, la ℭ𝔥𝔦𝔢𝔰𝔞 𝔄𝔪𝔟𝔯𝔬𝔰𝔦𝔞𝔫𝔞.
Dopo aver rivoluzionato in maniera consistente la fisionomia della città di Milano, dopo una vita di miracoli, di preghiera e dedizione al suo popolo, nelle prime ore di quel sabato santo, 𝟺 ᴀᴘʀɪʟᴇ 𝟹𝟿𝟽, Ambrogio morì.
Nella domenica di Pasqua il suo corpo venne traslato all’interno di quella basilica, che tutti da tempo chiamavano Ambrosiana, perché fatta da lui costruire come luogo della sua sepoltura.
Il suo corpo, ancora oggi, giace sotto l’altare, insieme a quello dei santi Gervaso e Protasio.
Chi fu il suo successore?
Fu Ambrogio stesso a designarlo quando, qualche giorno prima di morire, dal suo letto, dove giaceva malato pronunciò tre parole destinate ad entrare nella storia della Chiesa milanese per sempre: “senex sed bonus” ovvero “vecchio, ma buono”. Parole riferite ad una delle persone più vicine alla personalità di Ambrogio: il prete sɪᴍᴘʟɪᴄɪᴀɴᴏ. Fu proprio lui ad accogliere Ambrogio appena nominato vescovo, a prepararlo al battesimo e a guidarlo nei primi passi dell’episcopato, a dargli lezioni di teologia e circa il metodo di lettura e interpretazione della Bibbia. Fu proprio lui a diventare vescovo di Milano, quando Ambrogio morì.
Continuerei a raccontarvi di Ambrogio e di tutte quelle opere e quei luoghi che sono intimamente connessi alla sua figura, per ore e ore.
Vi prometto di continuare a farlo … dal vivo! 🗣🗣🗣
Un caro saluto 😊
elysArte

Articolo MilanoToday
https://www.milanotoday.it/attualita/murales-xxii-marzo-sant-ambrogio.html
Credits
Ernesto Brivio, Marco Navoni, Vita di Ambrogio narrata nell’antico coro ligneo del Duomo di Milano, 1996.
19 dicembre 2020 at 3:16
Bellissimo articolo!
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21 dicembre 2020 at 0:12
Grazie mille!
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