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Chissà quanti di voi sono stati a Vigevano, semplicemente per passeggiare lungo i portici di Piazza Ducale e bere un buon caffè, oppure, d’estate, per sostare all’interno del Castello o per salire sulla Torre del Bramante.

Vigevano è questo. E anche molto altro.

Qualche mese fa ho scoperto una nuova Vigevano, non solo caratterizzata da una Storia avvincente e fortemente legata a quella milanese, ma che conserva luoghi insoliti dove l’arte e l’ingegno dell’uomo ti lasciano senza fiato.

Lo sapevate che non lontano dal centro si trova il Mulino di Mora Bassa con un’interessante esposizione delle Macchine di Leonardo? Sapevate che il Museo Internazionale della Calzatura all’interno delle scuderie del Castello è l’unica istituzione di questa natura in tutta Europa? In Via XX Settembre è nata Eleonora Duse! E il film di Elio Petri con Alberto Sordi del 1963 ispirato all’opera di Lucio Mastronardi “Il maestro di Vigevano”?

Bene, con questo articolo desidero raccontarvi un pò di questa città.

Partiamo da Piazza Ducale. Maestosa ed elegante Piazza Ducale è “Il Salotto d’Italia” nonché uno dei primi esempi di piazza rinascimentale realizzata su modello del forum romano. Fu voluta da Ludovico il Moro che nel 1492-1494 affidò il progetto ad Ambrogio da Corte. Quest’ultimo non si fece scrupoli ad espropriare e abbattere le abitazioni esistenti per creare lo spazio necessario alla realizzazione della piazza e della rampa che, in corrispondenza con la base della torre, fungeva da collegamento con il castello. L’aspetto attuale della piazza risale al 1680 ed è legato al vescovo Juan Caramuel y Lobkovitz che distrusse la rampa costruendo lo scalone interno che ancora oggi percorriamo per salire al castello e alla torre e che, soprattutto, progettò e costruì la nuova facciata del Duomo risolvendo l’asimmetria architettonica esistente tra piazza e chiesa. Le prime decorazioni della piazza vennero eseguite da artigiani locali e richiamano il tipico stile rinascimentale. Nel ‘700 gli affreschi subirono un’opera di imbiancatura, alla quale si tentò di porre rimedio con l’intervento del Comune di Vigevano che tra il 1905 e il 1910 diede incarico per il loro rifacimento agli artisti locali Casimiro Ottone e Luigi Bocca, i quali inserirono i numerosi ed eclettici comignoli che caratterizzano la fisionomia della piazza. L’attuale pavimentazione, fatta con ciottoli del Fiume Ticino, risale alla metà dell’800; l’inserimento dei lampioni risale al 1906. Nel 1992, in occasione del V anniversario della fondazione della piazza, venne effettuata una campagna di restauro degli interventi di Ottone e Bocca.

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All’Ely piace un po’ di sapore locale così interrompo la parte storico-artistica accademica per raccontarvi qualche breve ed interessante aneddoto.

Primo: dato che per costruire la piazza il Moro fece abbattere molte case, espropriandole a prezzi bassissimi e facendo arrabbiare molti vigevanesi, una volta diventato Duca di Milano esentò Vigevano dalla tassa sui cavalli in segno di risarcimento per i disagi subiti.

Secondo: la realizzazione dei lampioni in ghisa fu affidata alla Fonderia Lomazzi di Milano. Nel firmare l’ordine il Comune impose che il “modello Vigevano” non venisse mai più replicato in nessun luogo.

Terzo: nella piazza si tennero le vivaci rappresentazione del carnevale; il Duca e i cortigiani mascherati si mischiavano ai vigevanesi e mettevano in scena la parodia della giostra cavalleresca.

Quarto: Arturo Toscanini, seppure malato, chiese di essere portato a Vigevano per sedersi ai tavolini del bar in quanto considerava Piazza Ducale una sinfonia musicale, una composizione orchestrale su quattro lati, simili ai quattro movimenti delle sinfonie.

Quinto e ultimo: la piazza fece da sfondo al film “Il maestro di Vigevano”, diretto da Elio Petri nel 1963 con Alberto Sordi. Il film si ispira all’omonimo romanzo di Lucio Mastronardi pubblicato nel 1962 per iniziativa di Italo Calvino.

Gli affreschi di Piazza Ducale non sono altro che magiche rappresentazioni dietro le quali si nascondono ancora storie e sapori locali. Lo sapevate che nei medaglioni sopra ogni colonna sono raffigurati, in alternanza, personaggi dell’antica Roma, delle dinastia degli Sforza e soprattutto alcuni motti e proverbi? Fantastico! Quando tornate a Vigevano fermatevi e passateli in rassegna tutti! Scoprite dove sono affrescati Ludovico il Moro e la moglie Beatrice d’Este e non dimenticate di notare il celebre stemma visconteo-sforzesco e lo stemma della città di Vigevano, posto sulla facciata dell’edificio che fino ai primi del ‘900 ospitò il Palazzo Comunale.

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La Torre del Bramante. Si può salire! Chiedete informazioni all’InfoPoint del Castello, proprio sotto la torre stessa! La torre è alta 60 metri. Venne fatta costruire ai vigevanesi a partire dal 1198 durante la dominazione pavese e la leggenda narra che quando i vigevanesi riconquistarono il castello (1268 circa) scaraventarono giù dalla torre gli invasori. Fu realizzata dal Bramante tra il 1492-1494 e con la sua conformazione a corpi scalari fu modello nel XIX secolo per la Torre del Filarete del Castello Sforzesco di Milano. Il cupolino in rame che la corona è opera del XVI-XVII secolo.

Un’altra curiosità: la campana “fessa”! Nell’800 l’orologio della torre batteva ogni mezz’ora, anche di notte. Pare che il suono del campanone fosse così forte da dare fastidio al sonno degli abitanti del centro i quali presentarono al Comune una petizione in cui si chiedeva di zittire il “bronzeo disturbatore”. Alla fine si raggiunse un compromesso: dalla campana venne asportato uno spicchio in modo da renderla “fessa” per ridurre e attutire il suono. Ed è così che ancora oggi la si può ascoltare battere i rintocchi ogni quarto d’ora!

La vista dalla Torre è spettacolare! Godetevi il panorama!

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Il Castello. Immaginate che fino alla metà del ‘400 nell’area occupata attualmente dal castello sorgevano le case dell’antico borgo con il primo palazzo comunale. Vicogebuin aveva un castrum di forma quadrata con funzioni di difesa e destinato al ricovero per foraggi e animali; il castrum, corrispondente all’attuale maschio, era separato dall’abitato da un fossato. Nella prima metà del XIII secolo il borgo iniziò ad espandersi fuori dall’antico perimetro del castrum. Con Luchino Visconti (1341) iniziò la costruzione della Rocca Vecchia a difesa del castello (così chiamata per distinguerla dalla Rocca Nuova che verrà realizzata nel XV secolo da Galeazzo Sanseverino, capitano delle truppe sforzesche, nonché genero e cortigiano del Moro). Distrutta dai vigevanesi al termine della dinastia viscontea, venne in parte ricostruita ma poi demolita. Al suo posto oggi si trova quella che viene chiamata la Cavallerizza, realizzata nel 1837 come maneggio coperto per i cavalli dell’esercito.

Al 1347 risale la costruzione della Strada Coperta, una strada sopraelevata, di collegamento tra la Rocca e il castello, lunga ben 164 metri e larga 7,50 metri!

Con il dominio sforzesco avvenne come per Milano, la definitiva trasformazione del castello da edificio difensivo a residenziale. Le parti che lo compongono sono: la falconiera, le tre scuderie, delle quali la terza voluta da Ludovico il Moro e per questo detta “di Ludovico” e la Loggia delle Dame, riservata alla parte femminile della corte sforzesca, con Beatrice d’Este e le sue dame. Le cronache del tempo narrano che dall’edificio della falconeria, venivano fatti levare in volo i falconi per accompagnare la corte ducale nelle cacce lungo i boschi del fiume Ticino e nelle campagne della Lomellina. Inoltre, nelle mura del cortiletto posteriore si trovava la porta, eliminata nel 1824, utilizzata dalla corte sforzesca per accedere alla chiesa di San Pietro Martire (utilizzata come cappella ducale) in prossimità della facciata laterale della chiesa. Ci sono infine due strade sotterranee che si possono percorrere per vivere appieno quel sapore medievale che pervade tutto il complesso. Si tratta di due imponenti e suggestive strutture di collegamento che dalle immediate vicinanze di Piazza Ducale conducono attraverso piani rialzati all’antico fossato del maschio del Castello e alla spazio della Cavallerizza. Completamente percorribili grazie ad un recente restauro, si presentano divise in due sezioni di grandi dimensioni che ospitano nel corso dell’anno mostre ed eventi di richiamo. Il passaggio, specialmente del secondo tratto, consente di ammirare le stratificazioni storiche e funzionali: scuderia per cavalli a partire dal XVIII secolo, luogo di lavoro per le maestranze della corte ducale degli Sforza (è visibile il locale adibito a ghiacciaia).

A partire dagli anni ’80 il Castello di Vigevano venne sottoposto ad una campagna di restauri per il suo completo riuso e valorizzazione. Dal 1998 nella 3° scuderia ha sede il Museo Archeologico Nazionale della Lomellina. Dal 2003 ospita il Museo della Calzatura (piano superiore della 2° scuderia) e la Pinacoteca Civica Casimiro Ottone (piano superiore della 1° scuderia).

Museo Internazionale della Calzatura. Il mondo della scarpa e Vigevano da più di cent’anni formano un binomio indissolubile. Vigevano è stata a lungo la capitale italiana e in alcuni momenti anche mondiale della calzatura. Il Museo è disposto in sezioni: si inizia con La Stanza della Duchessa, si prosegue con la sezione Storica, Etnica e Wunderkammer, Stile e design, Tacco a spillo; l’ultimo corridoio, chiamato “La Galleria”, è sede di mostre temporanee.

Il Museo oltre ad essere un luogo singolare e davvero curioso è soprattutto una viva e ricca testimonianza dell’ingegno e dell’operosità dei vigevanesi. Nel Museo sono esposti molti modelli prodotti a Vigevano per la prima volta e che sono serviti da modelli per tutto il mondo, come le sovrascarpe in gomma e le scarpe da ginnastica degli anni ’30, o le calzature con tacco a spillo degli anni ’50. La scarpa è vista, grazie ad una sapiente esposizione, anche come fenomeno storico, etnico e di costume.

Questa chiave di lettura è ben presente nella sezione etnica, e in quella storica, nella quale è possibile seguire lo svolgere del gusto estetico nella moda, soprattutto femminile, dal ‘700 ad oggi. Non manca poi la possibilità di ammirare calzature “strane”: molto piccole, o molto grandi, oppure scarpe appartenute a personaggi famosi, su tutti le scarpe dei papi.

Non si tratta di una semplice vetrina di belle scarpe, ma nel museo si può ammirare con una rapida carrellata modelli molto diversi nel gusto e nell’utilizzo di materiali e stili: da scarpe con tacchi vertiginosi a espadrillas, dalle zeppe anni ’70 alle classiche decolleté.

Una particolare attenzione viene dedicata all’aspetto “estetico” dei pezzi esposti: calzature datate e recenti, stravaganti e classiche, che non possono che attirare attenzione, curiosità ed ammirazione. La scarpa, dunque, non solo come un normale oggetto d’uso quotidiano, ma come un concentrato di tecnologia, fantasia, innovazione, gusto estetico, tutte caratteristiche che rendono la scarpa una vera opera d’arte degna di essere esposta in un museo ad essa dedicato.

Mulino di Mora Bassa

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Termino questo articolo con un luogo magico e forse poco conosciuto. Questo mulino fu voluto da Ludovico il Moro che nel 1494 lo offrì come dono di nozze alla moglie Beatrice d’Este. Le antiche sale di Mora Bassa, restaurate e trasformate in sede museale nel 2000, ospitano una mostra didattica sulle trasformazioni territoriali operate dalla rete irrigua; la mostra, composta da quaranta grandi pannelli, è intitolata “L’acqua disegna il paesaggio”. Intorno al manufatto, alimentato dalle acque dell’antica Roggia Mora, aleggiano interessanti richiami di storia e di leggenda che riportano alla figura di Leonardo da Vinci. In questo ambito l’Ecomuseo della Roggia Mora ospita un’importante mostra permanente costituita dai modelli in legno, funzionanti, di macchine leonardesche, mostra curata dall’Associazione culturale “La Città Ideale”. In questo luogo, dove l’ingegno e l’arte ti lasciano a bocca aperta, mi sono lasciata trasportare dall’appassionata spiegazione delle macchine leonardesche grazie alla persona che, non-a-caso, ha realizzato questi modelli con tanta meticolosa cura, attenzione e sopratutto passione.

Per maggiori informazioni e saperne di più…

TurismoVigevano – Mulino di Mora Bassa

Credits

“Storia, percorsi e leggende dagli Sforza ai giorni nostri”, 2013