Cari Amici,
nella ricorrenza del mio compleanno, mi piace riguardare le foto di quando ero piccola.
Ce n’è una in particolare a cui sono molto affezionata.
E’ la foto scattata insieme a mio nonno Luigi nel bel mezzo di quello che per me era il paese delle meraviglie: l’orto!
La vita ha voluto che io nascessi il 10 aprile, il giorno successivo al compleanno di mio nonno Luigi ed è per questo che conservo un legame molto speciale con lui.
Una persona cara che ci ha lasciato parecchio tempo fa e che se fosse ancora viva avrebbe 89 anni!
Ricordando l’orto di mio nonno ho avuto l’ispirazione per l’ottavo appuntamento di ARTE IN CASA.
L’Orto milanese per antonomasia è l’Orto Botanico di Brera, uno dei luoghi più affascinanti e magici della città che ancora oggi si estende accanto al complesso dell’Accademia. La magia di questo orto è quella saperti catapultare in una dimensione in cui il tempo sembra annullarsi, un luogo dove assaporare il silenzio si trasforma in un’esperienza sensoriale davvero unica.
Sotto le fronde di alberi secolari, annusando i profumi delle piante aromatiche, ammirando i colori dei fiori è possibile entrare in contatto con una natura autentica, speciale.
L’Orto Botanico di Brera fu istituito nel 1774 quando Maria Teresa d’Austria stabilì che l’ex giardino dei Gesuiti diventasse un’istituzione con finalità didattico-scientifiche per gli studenti di medicina e farmacia del ginnasio di Brera. In quel periodo venne privilegiata la coltivazione di piante officinali anche per il parziale rifornimento della Spezieria di Brera, destinata al servizio pubblico della città.
In periodo francese si cercò di trasformare l’Orto in luogo di ritrovo e svago per la cittadinanza introducendo anche piante esotiche ornamentali, ma con la caduta di Napoleone prima e l’Unità d’Italia poi, l’Orto Botanico cadde sempre più in abbandono; nel 2001 è stato recuperato, riportato all’antico splendore e riaperto al pubblico.
Attualmente l’Orto Botanico di Brera è un Museo universitario con la finalità di salvaguardare un bene storico come testimonianza del modello culturale in vigore nella seconda metà del Settecento.
Fa parte, assieme ad altri 6 orti botanici, della Rete degli Orti della Lombardia, associazione che ha lo scopo di progettare e sviluppare iniziative culturali congiunte.
Tra le specie più interessanti spiccano i patriarchi dell’Orto, due Ginkgo biloba di due secoli e mezzo di vita, simbolo del giardino e siti nello storico arboreto.
Ora che vi ho parlato dell’Orto desidero condividere il legame che esiste tra l’Orto Botanico di Brera e alcune opere d’arte conservate alla Pinacoteca di Brera, focalizzando l’attenzione sul mondo vegetale rappresentato nei dipinti, lo stesso mondo che popola il meraviglioso Orto Botanico.
Prima di iniziare vi ricordo che la Pinacoteca di Brera, nata nel 1776 come eterogenea raccolta di opere destinata alla formazione degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera voluta dall’Imperatrice Maria Teresa d’Austria, fu ufficialmente istituita del 1809 come museo pubblico da Napoleone Bonaparte. Oggi, Museo di statura internazionale, raccoglie in 38 sale capolavori di artisti italiani dal XIV al XIX secolo.
Vittore Carpaccio e la borragine
Disputa di Santo Stefano fra i Dottori nel Sinedrio, 1514

Clicca sull’immagine per ammirarla in ogni suo dettaglio.

Vittore Carpaccio nacque a Venezia intorno al 1465 e lì operò fino alla morte avvenuta nel 1526. I suoi dipinti più famosi sono i cicli di storie realizzati per le principali confraternite della città (Scuole). In queste opere, la tradizione narrativa veneziana si coniuga con l’attenzione al dettaglio propria dell’arte fiamminga, dando vita ad ambientazioni fantastiche.
La Disputa di Santo Stefano fra i Dottori nel Sinedrio faceva parte della serie di cinque grandi tele con le storie del santo che ornavano la sede veneziana della Confraternita dei Laneri.
Carpaccio ambienta la vicenda, che si era svolta a Gerusalemme, in uno scenario immaginario con edifici fantastici, in cui molti personaggi sono abbigliati all’orientale. Anche le piante, fra le quali molte sono medicinali, vengono descritte minuziosamente e tra di esse, in basso a destra, è riconoscibile la borragine. L’insolita scelta di raffigurare proprio questa pianta dipende forse dal fatto che il suo nome si collega al mondo dei produttori e dei commercianti della lana, che costituivano la maggioranza dei confratelli della Scuola di Santo Stefano. Borragine, infatti, deriva dal latino borra, un tessuto di lana ruvida, per la peluria che ricopre le foglie.
Bernardino Luini e la Rosa
Madonna col Bambino (Madonna del Roseto), 1520-1521 circa


Bernardino Scapi detto Luini perché nacque nei pressi di Luino nel 1480 circa, fu prevalentemente attivo a Milano, dove morì nel 1532. Le sue prime opere rivelano l’influenza di Zenale, Bergognone, Bramantino e Leonardo. Il suo stile maturo mostra impianti compositivi molto semplici ed espressione smisurata dei sentimenti, anche nelle scene più drammatiche.
La Madonna del Roseto è un’opera probabilmente destinata alla Certosa di Pavia. Nella rappresentazione della Vergine col Bambino, Luini coniuga il gusto per la descrizione del dato naturale tipico della tradizione lombarda con gli studi botanici iniziati da Leonardo fin dal periodo fiorentino. Ogni specie vegetale è ben riconoscibile e resa con estrema aderenza alla realtà. Di particolare rilievo il pergolato di rose che funge da sfondo alla scena, crando un hortus conclusus, elemento tradizionalmente associato alla figura di Maria, alludendo alla sua purezza. L’iconografia del giardino chiuso è connessa con l’Immacolata Concezione della Vergine e con la sua totale estraneità dal peccato.
Vorrei raccontarvi altre opere in cui è tangibile la presenza del mondo vegetale dell’Orto Botanico di Brera ma … vi aspetto ad una mia futura visita guidata!
Un caro saluto
elysArte
Credits
ArteOrto (da un progetto di Aboca in collaborazione con la Pinacoteca e l’Orto Botanico di Brera).
Wikipedia
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