Cari Amici,
avete mai sentito parlare del plin?
In dialetto piemontese significa “pizzicotto” e non può che riferirsi al magistrale gesto di pizzicare la pasta per racchiudere il ripieno di carni e verdure in minuscole tasche di sfoglia all’uovo.
Ecco confezionati a mano gli agnolotti del plin, originari delle Langhe e della zona del Monferrato, chiamati anche pessià, i pizzicati.
Per esaltarne il puro sapore e conservarne la morbidezza i veri puristi langaroli usano servirli, come nei tempi passati, adagiati su canovacci di canapa, in dialetto curdunà, senza alcun condimento.

L’origine del termine agnolotto sembra invece derivare dal torinese anulòt, il ferro utilizzato una volta per tagliarli a forma di anello; l’originaria forma rotonda fu poi mutata in un grosso e gobbuto agnolotto quadrato, chiamato affettuosamente il gheub, il gobbo.
Il nome del cuoco autore degli agnolotti è avvolto da un velo leggendario. Pare che nel 1814 un libro intitolato La nuovissima cucina economica fu il primo a riportare la ricetta degli agnellotti alla piemontese.
Autore del libro un cuoco che viaggiò in Europa per raffinare la sua arte.
Il suo nome? Vincenzo Agnoletti.

Un caro saluto 🤗
elysArte

 

Credits
Ricerca sull’enogastronomia piemontese svolta dagli allievi del Ciofs Novara a.a 2019/2020