Uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea dentro una gemma fra le gemme delle maison de plaisance, dichiarata nel 1997 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, la Reggia di Venaria Reale.
Sono questi gli ingredienti di una bella giornata trascorsa insieme a Paola, Silvana e Max, amici con cui condivido la passione per la fotografia, la cultura e la bellezza.
Le foto di Steve McCurry incantano: la magia degli sguardi, la potenza dei colori, l’attenzione del racconto. Tutto questo fa sì che le sue immagini siano indimenticabili.
L’allestimento è davvero scenografico: leggero, soffice, etereo.
Mentre ammiro lo straordinario “Mondo di SteveMcCurry” mi accorgo di scoprire un mondo che non avevo mai visto. Un mondo raccontato in una maniera del tutto unica ed eccezionale: il mondo raccontato attraverso gli sguardi delle persone. I lavori di McCurry raccontano di conflitti, di culture che stanno scomparendo, di tradizioni antiche e di culture contemporanee, ma sempre mantenendo al centro l’elemento umano.
Come ha fatto a catturare la potenza di questi sguardi? Così forti e intensi questi sguardi sembrano uscire dalla fotografia e volerti parlare. Come ha conquistato la fiducia delle persone che ha fotografato? A quest’ultima domanda Steve risponde così: “Ho imparato ad essere paziente. Se aspetti abbastanza, le persone dimenticano la macchina fotografica e la loro anima comincia a librarsi verso di te”.
Credo sia proprio questo, credo sia proprio l’anima e nelle stesso tempo l’umanità dello sguardo che ha reso la sua immagine più famosa, la ragazza afgana, una foto potente.
Semplicemente straordinario. Insomma da vedere!
Continuiamo la visita alla Reggia di Venaria Reale. Ci infiliamo silenziosamente in quel luogo che è per antonomasia l’elemento distintivo di tutta la Reggia: la Galleria Grande.
Ideata alla fine del Seicento dall’architetto Michelangelo Garove come raccordo tra la residenza e le scuderie, fu trasformata dal trentottenne Filippo Juvarra in un “teatro di luce”. Dopo i primi due anni in Piemonte l’architetto esordisce così alla Venaria nel 1716, e vi lavora per due anni, dando una prova di mestiere che lascia sbalorditi.
Appena entri resti fermo, incantato, a guardarla. Bianca, smisurata, inondata di luce, la Galleria Grande è un gioiello d’arte, del barocco più raro e alto in Europa. Mentre la osservi ti accorgi delle proporzioni, percepisci in silenzio cosa vuol dire sentirsi un re, in uno spazio che va oltre le umane necessità. Un equilibrio di pesi e di vuoti, la profondità e la dolcezza dei chiaroscuri continuano a dare, anche dopo tre secoli, l’impatto scenico di un immenso trono.
Quando ero stata qualche anno fa, in inverno, ricordo il pallido riverbero azzurrognolo del mattino, mentre questa volta dominano i toni più caldi ma sempre delicati del pomeriggio.
“Qualcosa di più maestoso” aveva detto Vittorio Amedeo II al Garove.
E Juvarra, alla fine, zittì il re.
Le misure
La Galleria Grande ha una superficie di circa 900 metri quadrati. Il pavimento è in quadrettoni di marmo verde e bianco. L’altezza della volta, misurata al centro, è di 15 metri. La lunghezza è di 80 metri, la larghezza di 12 metri. Sulle pareti, decorate con stucchi, cornici e lesene, si aprono le finestre e più in alto ventidue occhi che accentuano l’effetto etereo dall’alto ed evidenziano la ricchezza dei decori e l’imponenza delle due esedre che aprono e chiudono la Galleria. I soggetti delle scene realizzate a stucco sono la celebrazione del regno di Carlo Emanuele III.
Per maggiori informazioni e saperne di più…
Pictures
Credits
Il mondo di Steve McCurry
La Venaria Reale. Guida alla visita di Reggia e Giardini
11 agosto 2016 at 0:19
Bellissimo articolo Ely !
Ciao ciao
Max
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