Cari Amici,
per il settimo appuntamento di ARTE IN CASA desidero condividere con voi la figura di uno dei più grandi artisti d’ogni tempo, la cui opera segnò un tracciato imprescindibile per tutti i pittori successivi e fu di vitale importanza per lo sviluppo del linguaggio artistico dei secoli a venire.

Sto parlando dell’urbinate Raffaello Sanzio, del quale quest’anno si celebra il 500esimo anniversario dalla sua morte. Raffaello, infatti, morì il 6 aprile 1520 a soli 37 anni, nel giorno di Venerdì Santo. Il suo corpo fu sepolto nel Pantheon, come egli stesso aveva richiesto.

Riassumere la vita e le opere di Raffaello in un solo articolo è impossibile, così ho deciso di dedicarvi qualche “pillola” della sua vita e delle sue opere.

La Casa di Raffaello
La Casa di Raffaello ad Urbino è una dimora di valore storico: qui è nato l’artista nel 1483, qui è avvenuta la sua formazione accanto al padre, il pittore, poeta e scrittore Giovanni Santi (1440 ca.-1494), un colto umanista alla corte di Federico da Montefeltro. L’edificio del XV secolo, acquistato da Santi nel 1460, dopo la prematura morte di Raffaello fu custodito da privati senza subire particolari rifacimenti. Nel 1869 il Conte Pompeo Gherardi trasformò la casa in sede della nuova Accademia Raffaello, un’istituzione che negli anni ha visto illustri soci onorari, da Manzoni a Garibaldi fino a Rossini. Tutt’oggi luogo di ricerca, studio e raccolta documenti sul grande artista, spicca in una piccola stanza, ritenuta quella natale di Raffaello, un affresco di dubbia paternità: la Madonna col Bambino è di Giovanni Santi o del giovane figlio?

👉🏻 Alberto Angela e la Madonna di Raffaello

Le donne di Raffaello
Raffaello seppe cogliere l’essenza femminile, più di ogni altro pittore a lui contemporaneo. Nei ritratti rinascimentali, la donna è quasi sempre oggetto del desiderio dell’uomo; per Raffaello invece, essa manifesta una propria intelligenza e consapevolezza che risuona nell’eros dell’immagine. In quest’ottica, le figure femminili dell’artista sono le prime donne moderne del mondo occidentale. Spesso, le donne che Raffaello ha ritratto sono figure importanti che provengono dalle corti, luoghi dove era loro permesso l’accesso alla cultura, alla lingua italiana, latina e spesso anche greca. Nei ritratti di Raffaello quindi, si impone una femminilità nuova, quasi ribelle, che sprigiona il valore e la virtù profonda che proviene dall’essere donna.

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RAFFAELLO SANZIO, La Fornarina, 1518-1519, olio su tela, 85 x 60 cm, Galleria nazionale d’arte antica, Roma
È firmato sul bracciale della donna: RAPHAEL VRBINAS.

Lo Sposalizio della Vergine
Lo Sposalizio della Vergine è la pala d’altare realizzata da Raffaello nel 1504 per la chiesa di San Francesco a Città di Castello, su commissione dalla famiglia Albizzini. Il soggetto rappresentato, le nozze di Maria dopo che Giuseppe era stato scelto come suo sposo in maniera miracolosa, proviene da un vangelo apocrifo, diffuso attraverso La Legenda Aurea, una raccolta di biografie agiografiche composte in latino da Jacopo da Varazze nel 1298. Lo Sposalizio, rappresenta il momento di massimo avvicinamento della pittura di Raffaello ai modi del Perugino. La ripresa dell’iconografia del celebre maestro, evidenzia la particolare qualità espressiva maturata da Raffaello, che crea un capolavoro di prospettiva rinascimentale, in profondo rapporto con la raffinata cultura urbinate in cui il giovane artista si è formato. Se Perugino aveva semplicemente accostato le parti della composizione entro una struttura prospetticamente corretta, Raffaello costruisce una composizione in cui tutti gli elementi sono legati da relazioni matematiche di proporzioni e sono disposti secondo un preciso e serrato ordine gerarchico.

👉🏻 James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera dal 2015,  racconta lo Sposalizio della Vergine

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RAFFAELLO SANZIO, Sposalizio della Vergine, 1504, olio su tavola, 174×121 cm, Pinacoteca di Brera, Milano

Il Raffaello dell’Ambrosiana. In principio il Cartone.
Il restauro del disegno della Scuola di Atene
E’ il più grande cartone rinascimentale a noi pervenuto, interamente realizzato da Raffaello. Oltre duecento fogli di carta sui quali l’artista disegnò La Scuola di Atene, la prima delle composizioni ideate per gli affreschi commissionati da Giulio II per la Stanza della Segnatura, negli appartamenti del Palazzo Apostolico in Vaticano. Una superficie di circa otto metri di lunghezza per tre metri di altezza dove si snodano le immagini della comunità dei sapienti antichi e moderni. Un racconto in bianco e nero dal dinamismo accentuato e dagli intensi effetti chiaroscurali, composto da più di cinquanta figure, tra le quali spiccano in alto, nel gruppo dei filosofi, Platone, con il dito puntato verso l’alto, riconoscibile poiché regge il Timeo, e Aristotele, identificabile dal libro dell’Etica. Il “bel finito cartone”, secondo le definizioni dell’epoca, conteneva tutte le informazioni necessarie alla realizzazione dell’opera: non solo i contorni delle figure e dello scenario in cui andavano a disporsi ma i movimenti, le espressioni dei volti e la provenienza della luce, fornendo un’immagine compiuta di quello che sarebbe stato il risultato finale. Il cartone non fu distrutto durante la trasposizione del disegno sulla parete da affrescare e sopravvisse, nonostante la fragilità del supporto, anche alle razzie e a perigliosi viaggi per acqua che lo intaccarono senza offuscare l’articolata e fitta sequenza narrativa messa in scena da Raffaello. Il prezioso manufatto era, infatti, tra i tesori artistici requisiti da Napoleone che lo portò via dalla Pinacoteca Ambrosiana dove si trovava sin dal 1610. Proprio al Louvre, tra il 1797 e il 1798, il cartone subì un complesso restauro prima di rientrare a Milano nel 1816. Nel 2014 la Biblioteca Ambrosiana, ha avviato sul cartone una lunga e laboriosa attività di indagine e opera di restauro conservativo.

👉🏻 Il cartone della Scuola di Atene

RAFFAELLO SANZIO, Scuola di Atene, 1509, Biacca, Carboncino, Cartone preparatorio, 285 × 804 cm, Pinacoteca Ambrosiana, Milano

Madonna della Seggiola
Perfetto esempio di dipinto di forma circolare, il cosiddetto “tondo”, quest’opera di Raffaello appartiene a uno dei principali temi di ricerca dell’artista – la Madonna e il Bambino – e rimane uno degli esempi più radiosi del Rinascimento italiano. Eseguito tra il 1513 e il 1514, il dipinto fu completato quando il maestro era a Roma per dipingere gli appartamenti papali in Vaticano.
L’opera si trova nelle collezioni medicee fin dalla prima metà del Cinquecento, ed era sicuramente nata per una collocazione privata, a giudicare dal formato della tavola. La presenza della sedia camerale, da cui l’opera trae il titolo, la complessità compositiva e altri dettagli hanno fatto ipotizzare che l’opera fosse nata su commissione di papa Leone X, e da lui inviata ai suoi parenti a Firenze.
L’aspetto che più rapisce di quest’opera è il tono intimo e domestico che la caratterizza, accentuato dal gesto affettuoso di Maria che stringe tra le braccia Gesù e dall’intenso e penetrante sguardo con cui osserva lo spettatore. Le gambe della Vergine si sollevano, coperte da un drappo azzurro, scivolando quasi in avanti, in modo da creare un ritmo circolare che sembra voler suggerire il dondolio del cullare. Dietro la bellezza formale si cela una composizione condizionata dalla forma circolare della tavola: l’andamento circolare delle figure della Vergine e del Bambino è bilanciato dalla verticalità della spalliera del sedile. L’unità compositiva e l’affettuosa intimità tra la madre e il figlio sono ottenute anche attraverso la disposizione dei colori: freddi all’esterno, caldi all’interno.
Non c’è dubbio: l’opera è “uno dei maggiori capolavori dell’arte rinascimentale”.

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RAFFAELLO SANZIO, Madonna della seggiola, 1513-1514, olio su tavola, diametro 71 cm, Galleria Palatina, Firenze

Infine, come ben saprete la grande mostra “Raffaello 1520-1483” alle Scuderie del Quirinale a Roma rappresenta uno degli eventi più attesi del 2020 non solo in Italia ma in tutto il mondo. Inaugurata il 5 marzo, è stata chiusa al pubblico tre giorni dopo per contenere il propagarsi dell’epidemia.
Così, desidero chiudere questo articolo con una passeggiata virtuale in questa grande mostra.

👉🏻 “Raffaello 1520-1483”. Una passeggiata in mostra

Alla prossima puntata!

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