Cari Amici,
in occasione della FestivitĆ del 1° maggio appena trascorsa, per il decimo appuntamento di ARTE IN CASA desidero condividere con voi la descrizione di unāopera dāarte presente alla mostra Divisionismo. La rivoluzione della luce al Castello di Novara. Unāopera significativa non solo dal punto di vista artistico ma soprattutto storico in quanto il dipinto raffigura lo sciopero con il quale il 1° maggio del 1890 Milano celebrò per la prima volta la Festa dei lavoratori.
Sto parlando de Lāoratore dello sciopero di Emilio Longoni, opera proveniente dalla Banca di Credito Cooperativo di Barlassina, paese natale dellāartista.

Esposto nel 1891 alla Prima Esposizione Triennale di Brera, evento che rappresentò āla prima uscita pubblica dei divisionistiā, insieme a Sole dāInverno e La Piscinina, il primo un dipinto che āpiace ai pittoriā, il secondo una tela āche piace a tutto il pubblico ed agli artistiā, Lāoratore dello sciopero, sia per il linguaggio sperimentale con cui ĆØ condotto, sia per il contenuto apertamente politico ĆØ un dipinto che āpiace a pochi e a molti dispiaceā.

Rispetto alle numerose opere di contenuto sociale presenti all’esposizione, Lāoratore dello sciopero ĆØ lāunico ad affrontare un soggetto di cronaca politica.
A Milano la festa del 1° maggio si era trasformata in una giornata di tumulti e scontri armati tra la polizia e i manifestanti, tumulti ai quali Longoni aveva assistito e forse partecipato.
Quello che più colpisce di questo dipinto, oltre all’uso di un colore acceso steso a pennellate veloci e materiche, ĆØ lāaudace taglio compositivo: la scena ĆØ colta dall’alto e il punto di vista dellāartista viene dunque a coincidere con quello dellāoratore issatosi su unāimpalcatura di un cantiere in Piazza Fontana. Si tratta di un vero e proprio manifesto di intenti da parte di Longoni che, mostrandosi, letteralmente, a fianco di una delle categorie di lavoratori più numerose e agguerrite della Milano di fine secolo, quella dei muratori, annuncia con chiarezza di voler fare della propria pittura una strumento di comunicazione politica.
La figura di Emilio Longoni si lega molto bene con quella di Giovanni Segantini, protagonista con Allāovile di un altro mio articolo dedicato alle opere in mostra a Novara.
I due si conoscono nel 1875 all’Accademia delle Belle Arti di Brera e tra loro nasce unāamicizia sincera. Gli amici, si sa, si aiutano. Dopo qualche anno, a seguito di alcune delusioni in campo artistico, un viaggio a NapoliĀ e senza lavoro, Longoni torna a Milano ed incontra lāex compagno di accademia.
Segantini per aiutare lāamico in difficoltĆ lo introduce ai fratelli Alberto e Vittore Grubicy de Dragon, che svolgevano con la propria galleria d’arte in via San Marco un’importante opera di mecenatismo nei confronti di giovani artisti emergenti, fornendo loro anche stimoli culturali per un aggiornamento sui coevi orientamenti dell’arte europea; i due fratelli offrono al giovane Longoni un contratto.
CosƬ dal 1882 al 1884 Longoni e Segantini vivono e lavorano per la galleria Grubicy fianco a fianco, prima a Pusiano, in Brianza, poi a Carella, sul lago di Segrino.
Il rapporto con i Grubicy e lāamicizia con Segantini si interrompono tuttavia alla fine del 1884 quando Longoni non accetta più che alcuni suoi dipinti, come da contratto consegnati ai galleristi non firmati nĆ© datati, vengano siglati da Grubicy con il nome di Segantini e cosƬ venduti. Eā il caso de Le capinere, altra opera esposta in mostra.

Ci sono altre opere di Longoni che desidero condividere con voi ⦠ma per questo vi aspetto direttamente alla mostra Divisionismo. La rivoluzione della luce, appena questa riaprirà i battenti in autunno al Castello di Novara!
Un caro saluto
elysArte
Credits
Elisabetta Chiodini, Divisionismo. La rivoluzione della luce, 2019
METS Percorsi dāArte, Novara
Immagini:Ā http://www.deartibus.it e Pinterest


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