
Cari Amici,
avete mai sentito parlare delle Pietre dāInciampo?
Sono dei piccoli blocchi quadrati di pietra (10Ć10 cm), ricoperti di ottone lucente, posti davanti la porta della casa nella quale ebbe ultima residenza un deportato nei campi di sterminio nazisti: ne ricordano il nome, lāanno di nascita, il giorno e il luogo di deportazione, la data della morte.
Un progetto monumentale europeo per tenere viva la Memoria di tutti i deportati nei campi di concentramento e di sterminio nazisti che non hanno fatto ritorno alle loro case.
La prima Pietra dāInciampo, Stolpersteine, in tedesco, fu posata a Colonia, in Germania, nel 1995 per iniziativa dellāartista Gunter Demnig (nato a Berlino nel 1947) come reazione a ogni forma di negazionismo e di oblio, al fine di ricordare tutte le vittime del Nazional-Socialismo, che per qualsiasi motivo siano state perseguitate: religione, razza, idee politiche, orientamenti sessuali.
Grazie a un passa-parola tanto silenzioso quanto efficace, oggi si incontrano Pietre dāInciampo in oltre 2.000 cittĆ per un totale di oltre 70.000 in tutta Europa.
In Italia, le prime Pietre dāInciampo furono posate a Roma nel 2010 e attualmente se ne trovano a Bolzano, Genova, LāAquila, Livorno, Milano, Reggio Emilia, Siena, Torino, Venezia oltre ad altri numerosi centri minori. Ve ne sono 237 in Lombardia e 90 a Milano.
Per spiegare la propria idea, Gunter Demnig ā che posa personalmente le āPietre dāInciampoā ā ha fatto proprio un passo del Talmud: āUna persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nomeā.
Obiettivo della āPietra dāInciampoā, un inciampo emotivo e mentale, non fisico, ĆØ mantenere viva la memoria delle vittime dellāideologia nazi-fascista nel luogo simbolo della vita quotidiana ā la loro casa ā invitando allo stesso tempo chi passa a riflettere su quanto accaduto in quel luogo e in quella data, per non dimenticare.
A Milano con un formale atto costitutivo, in data 8 settembre 2016 ĆØ stato formato un Comitato di scopo, denominato: āComitato per le āPietre dāInciampoā – Milanoā, che raccoglie, probabilmente per la prima volta dopo la Liberazione e lo scioglimento dei C.L.N., tutte le associazioni legate in qualche modo alla memoria della Resistenza, di tutte le Deportazioni, dellāAntifascismo. Associazioni che hanno cosƬ deciso di partecipare ad un progetto importante di memoria in modo condiviso e paritetico.
Presidente e simbolo di questa raggiunta condivisione ĆØ niente di meno che Liliana Segre, nominata Senatrice a Vita nel gennaio 2018 con decreto del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Non-a-caso la prima Pietra d’Inciampo a Milano fu posata nel gennaio 2017 in Corso Magenta 55, dove abitava Alberto Segre, padre di Liliana, anche lei deportata ad Auschwitz il 30 gennaio 1944, allāetĆ di 13 anni e sopravvissuta, mentre il padre morƬ il 27 aprile 1944. Anche i nonni paterni furono deportati e uccisi e le loro Pietre d’Inciampo sono state posate nel gennaio 2019 accanto a quella di Alberto.
Le altre prime cinque pietre sono state posate in memoria di Gianluigi Banfi, Adele Basevi Lombroso, Dante Coen, Melchiorre De Giuli, Giuseppe Lenzi.
Questāanno verranno posate 31 nuove Pietre dāInciampo a Milano e per lāoccasione ĆØ stato creato un account Instagram milanopietredinciampo dove avrete lāopportunitĆ di leggere la storia delle vite di chi venne strappato dalla propria casa e più non vi tornò.
Vi ricordo che potete anche consultarle qui šš» www.pietredinciampo.eu/persone-le-storie/
Tra le tante vite nascoste in questi sampietrini di piccole dimensioni, mi soffermo su quella di Gianluigi Banfi (detto Giangio).
Nato il 2 aprile 1910 a Milano, arrestato a Milano il 21 marzo 1944 per attivitĆ cospirativa antifascista.
Deportato a Fossoli il 27 aprile 1944 e quindi a Mauthausen il 4 agosto 1944.
Muore il 10 aprile 1945, esattamente 40 anni prima della mia nascita, nel campo di Gusen.
Ne avete mai sentito parlare?
E se vi dicessi che ĆØ l’autore, insieme ad altri, della Torre Velasca di Milano (1958)?
Laureato in architettura al Politecnico di Milano, Gianluigi Banļ¬, a soli 21 anni fonda nel 1931 con Belgiojoso, Peressuti e Rogers lo Studio BBPR, che sviluppa unāintensa attivitĆ professionale nel campo dellāarchitettura, dellāurbanistica, degli allestimenti, dellāarredamento e del design, diventando, in pochi anni, punto di riferimento della Architettura Razionalista in Italia.
Dopo la proclamazione dellāImpero nel ā36 e lāemanazione delle leggi razziali del ā38 Banļ¬ diventa manifestamente antifascista. Dopo lā8 settembre ā43 lo studio di via dei Chiostri diventa un centro di organizzazione e di cospirazione del Movimento Giustizia e LibertĆ , di iniziative antifasciste, di diffusione di stampa clandestina, di assistenza al passaggio di antifascisti ed ebrei in Svizzera e di compilazione di mappe per gli aviolanci degli Alleati alle formazioni Partigiane. Viene arrestato il 21 marzo del 1944 con Belgiojoso a causa di una delazione estorta che comporta la liquidazione del gruppo dirigente milanese del Partito dāAzione. Carcerato a San Vittore, parte il 27 aprile 1944 dal Binario 21 per il campo di transito di Fossoli, dove ĆØ impegnato nel dibattito politico che rappresenta il contributo democratico ai valori fondamentali trasmessi dalla Deportazione Politica alla Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza. Parte da Fossoli il 25 luglio ā44 per Bolzano e arriva a Mauthausen il 4 agosto. Muore a Gusen-2 di fame, di stenti, di torture, di lavoro schiavo, di sevizie e malattie il 10 aprile 1945, a 35 anni appena compiuti.
La sua Pietra dāInciampo si trova proprio dovāera il suo studio, in Via dei Chiostri, 2, non lontano dalla Pinacoteca di Brera.
Un’altra curiositĆ . Anche Belgiojoso viene deportato a Gusen, ma riesce a sopravvivere alla prigionia del campo e a far ritorno in Italia dopo la liberazione, da parte delle truppe alleate, del lager nazista. Questa forte presa e compromissione nella guerra dei BBPR si manifesta nel lavoro dello studio, dopo la fine del conflitto, con un’opera emblematica come il monumento ai morti nei lager tedeschi a Milano nel Cimitero monumentale (1946) che fu anche uno dei primi progetti dello studio BBPR. Sospeso al centro della matrice di tubi bianchi una gavetta contiene terra dal campo di campo di sterminio di Gusen. I pannelli di marmo bianco e nero, parlano di martiro, persecuzione, giustizia e libertĆ . Intorno al monumento otto lapidi portano nomi di Milanesi morti nei lager.

Tornando alle Pietre d’Inciampo dobbiamo essere consapevoli che la piccola pietra di ottone chiama letteralmente ciascuno di noi che, parafrasando Primo Levi, āviviamo sicuri nelle nostre tiepide case e tornando a casa a sera troviamo cibo caldo e visi amiciā a riflettere su quanto sia importante āricordarsi di ricordareā e vigilare perchĆ© ciò che ĆØ accaduto non si ripeta.
Un caro saluto š¤
elysArte
Credits
Il testo di questo articolo si ĆØ affidato alle parole del meraviglioso sito web: www.pietredinciampo.eu


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